Le mistificazioni dell'economia canaglia
L'aggiornamento delle tariffe di copia privata ha scatenato reazioni inconsulte basate su bugie e mistificazioni. La prima bugia è che le tariffe costituiscano un "equo compenso" per l'autore e il produttore la cui opera viene registrata e riprodotta al di fuori del mercato. La verità è che il compenso non è equo, visto che le quantità economiche previste dal decreto non hanno nessun nesso quantitativo con il costo di mercato dell'opera originale, ma sono del tutto simboliche. La seconda bugia è che la copia privata sarebbe una tassa. La verità è che, nello spirito della direttiva europea che l'Italia ha recepito nel 1993 e in questa sede aggiornato, la copia privata è un risarcimento riconosciuto agli autori e ai loro editori per il mancato guadagno che deriva dalla mancata vendita dell'opera. La terza bugia è che i proventi da copia privata andrebbero a ingrassare le casse della Siae. La verità è che la Siae, per legge del 1941 e non per iniziativa del ministro Bondi, ha il compito di incassare per conto di autori ed editori quanto di loro spettanza e di ripartirlo tra gli aventi diritto. Passiamo ora alle mistificazioni. Il decreto, come da direttiva europea, impone il pagamento del compenso per copia privata a chi importa o fabbrica, allo scopo di trarne profitto, apparecchi atti alla registrazione e alla duplicazione di opere protette dalla legge sul diritto d'autore. È molto curioso che non venga messo in discussione il profitto dei produttori e importatori di apparecchi e ci si scagli contro il risarcimento (non il profitto) dei creatori delle opere protette. Ed è ancora più curioso che a farlo non siano solo i suddetti produttori e importatori, ma sedicenti associazioni di consumatori, politici e pensatori vari in libertà, che immagineremmo più volentieri impegnati a valutare l'equità del rapporto tra costo di produzione e prezzo al pubblico dei prodotti informatici. Insomma, sembrerebbe che i consumatori e chi dice di rappresentarli trovino giusto pagare 200 euro un iPod o 700 un iPhone e ingiusto pagare un compenso che serve a risarcire un lavoro prestato, utilizzato e non remunerato. Peraltro, all’estero le tariffe per la copia privata sono state aggiornate da anni e ciò nonostante il prezzo di vendita degli apparecchi è di gran lunga inferiore al nostro e perfino negli USA, dove la copia privata non esiste, un iPhone costa solo 199 $. È altrettanto curioso che molti soggetti politici non vogliano compiere queste elementari considerazioni e scelgano il silenzio o posizioni equivoche, tanto da destare il sospetto che proteggere e valorizzare chi vive della propria creatività, nonché tutto il settore dell’industria culturale, equivalga a una perdita di consenso e di immagine.
A maggior informazione di tutti, quindi, (anche se questo dovrebbe essere il compito istituzionale di associazioni come Altroconsumo e non il nostro, ma evidentemente Altroconsumo ha Altrinteressi) riteniamo doveroso avvertire che sarà ingiustificato ogni aumento superiore a 0,22 € sui CD-R, a 0,36 € sulle chiavette USB da 4 gigabyte, a 4 € sugli hard disk esterni da 400 giga, a 2,40 € sui computer con masterizzatore interno, a 0,90 € sull’irrinunciabile iPhone. Ci aspettiamo la dovuta attenzione da parte dei consumatori.
AIDAC associazione italiana dialoghisti adattatori cinetelevisivi
ANEM associazione nazionale editori musicali
EUNICAM unione europea interpreti compositori autori musicisti
FEM federazione editori musicali
GCI gruppo cultura italia
L’ASSOCIAZIONE sindacato degli autori, compositori, interpreti italiani
MAP movimento autori professionisti
SNAC sindacato nazionale autori compositori
UNEMIA unione editori autori musica italiana
www.mnitalia.com
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