Commento a Doc C.e.s.e. su diritti di prorietà intellettuale |
Cari Colleghi, Il documento CESE INT/418, che alleghiamo, concernente Nel documento viene utilizzato, in accezione fortemente negativistica, il termine “iperprotezione “ del Diritto d’Autore ( punti 1.1 e 1.2) e invece si definisce “scarsa “ la protezione dei consumatori utilizzatori. Ora ci si chiede: di quale “scarsa” protezione si sta parlando? Da cosa devono essere protetti i Consumatori? Si parla forse di bombe, terremoti, catastrofi, o non invece di Canzoni, Poesie, Video? La risposta, nel documento, è puntuale e arriva ai commi 3.2.6 e 3.2.7: la minaccia è l’ “equa remunerazione”. I consumatori cioè vanno difesi dagli Autori e dagli altri aventi Diritto sulle Opere, che si aspettano, spericolatamente, un’ “equa remunerazione” per l’utilizzo delle stesse. Il chiaro sentimento di ostilità che emerge nel documento nei confronti del concetto di “equa remunerazione” arriva a invocare la determinazione di un “prezzo fisso” ( punto 3.2.6), ci si passi il termine, che tagli la testa al toro, ovvero agli aventi diritto. Tutto il documento appare permeato di colpevole superficialità nei riguardi di chi crea, produce e realizza i Contenuti oggetto di Diritti. Al punto 3.2.3, ad esempio, si propone di esentare del tutto, o ridurre a un “minimo” contributo, coloro che utilizzano musica ma non come fonte primaria di lucro, per esempio i ristoranti. E’ così difficile comprendere che un ristorante che propone musica di sottofondo nei suoi locali arricchisce di valore aggiunto la propria offerta commerciale e quindi può lucrare di più rispetto all’uguale locale che non offre musica? In pratica nel documento si incentiva il godimento del lucro “secondario” a favore di talune categorie di attività professionali, a spese del lavoro e dell’attività di altri, ovvero senza remunerare chi ( gli Autori & Co.) consente di produrre tale lucro. Risulta poi evidente anche il carattere pesantemente lobbystico del Documento in esame. Vi appare chiaro quanto i gruppi di pressione delle potenti Associazioni e/o Sindacati dei Consumatori e degli Esercenti di locali pubblici con utilizzo “secondario” di contenuti protetti da Diritto d’Autore, e le Società di Comunicazione, siano incommensurabilmente più forti delle Associazioni e/o Società di Autori, la cui voce appare troppo flebile. D’altra parte basta guardare la composizione stessa dell’organismo C.E.S.E., per una lettura decifrata del documento. Vi è inoltre, al punto 3.2.2, l’ipotesi della creazione di un’entità o organismo centrale che disponga i principi base di attuazione degli auspici espressi dal documento C.E.S.E. “…lasciando agli Stati membri la facoltà solo di stabilire nei dettagli gli aspetti amministrativi.”
Senza contare il pericolo di un accentramento di poteri che evoca ricordi oscuri, si noti come anche la forma stilistica del paragrafo sopra citato sia pensata per contribuire a offuscare il ruolo delle Società di Gestione (Società d’Autore) per una generica focalizzazione sugli Stati membri. Al punto 3.3.2 la solidarietà degli estensori del documento va a “…i mezzi di comunicazione che non sono facilitati… a proseguire la loro attività…. quando la perdita che deriva dall'utilizzo (delle opere, ndr) è insignificante per gli aventi diritto, mentre le sanzioni corrispondenti sono esageratamente severe.” Arduo commentare quanto sopra, soprattutto se quanto spetta agli Autori può essere definito insignificante dal relatore del documento, il Sig. Gkofas, ignoto ai più e non reperibile in Rete in alcuna attività, consesso e/o istituzione di matrice artistica, professionale e/o accademica connessa all’argomento trattato nel documento stesso (come peraltro avviene per il co-relatore Sig Retureau, e l’ “esperto”, Sig. Koutrakis.) . Al punto 4.9, poi, si torna a parlare di “organismo unico” in termini talmente imperativi da farvi intendere una sorta di autocandidatura da parte dello stesso CESE, o di una sua emanazione, per il ruolo proposto. In conclusione, il documento appare francamente scoraggiante nella sua genericità, partigianeria e miopia economica e culturale. Cordiali Saluti M° Antonio Ragaglia Presidente Eunicam |